La formazione nelle Pmi italiane tra luci e ombre

Si è svolto lunedì 9 dicembre il convegno dal titolo “La formazione nelle Pmi italiane: percorsi, strumenti e sfide”. L’evento è stato organizzato dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI  del Politecnico di Milano per presentare una recente indagine sulla formazione nelle piccole e medie imprese. Fondoprofessioni è stato tra i partner della ricerca e in occasione del convegno è intervenuto il direttore Franco Valente.

Per parlare dei risultati emersi dall’indagine abbiamo intervistato Claudio Rorato, direttore Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI della School of Management del Politecnico di Milano, il quale ha restituito un quadro a luci e ombre del training nelle Pmi italiane.

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Dott. Rorato, ci racconti gli obiettivi dell’indagine realizzata e il campione di riferimento.

L’indagine nasce dall’esigenza di esaminare il mondo delle PMI per valutare quanto l’ecosistema in cui sono immerse funzioni e sia in grado di rispondere alle loro effettive esigenze. La formazione, nelle sue diverse articolazioni, fa parte di questo ecosistema. Insieme al gruppo di lavoro composto da operatori del settore, abbiamo selezionato 500 imprese attraverso una stratificazione statisticamente significativa in base alla dimensione aziendale, all’area geografica e al settore di attività.

Come viene percepita la formazione dalle PMI italiane?

La formazione è ritenuta importante dal 70% delle PMI, che abbinano sia quella formale (aula e programmi strutturati) sia quella informale (affiancamento di personale esperto). Tuttavia, il 16% svolge solamente la formazione obbligatoria e il 14% si limita a quella informale. Ciò significa che un terzo delle PMI non fruisce di formazione completa, soprattutto nell’ambito della twin transition, che richiede nuove competenze e conoscenze, non trasmissibili interamente con l’affiancamento dei più esperti.

Quali tendenze sono emerse dall’indagine in merito alle competenze necessarie per la transizione digitale?

Negli ultimi due anni poco più del 40% delle PMI ha svolto formazione dedicata alla digitalizzazione. Poco, se consideriamo la pervasività crescente delle tecnologie.

Quali contenuti formativi in materia di digitalizzazione sono stati fruiti dalle imprese e quali saranno realizzati nel prossimo futuro?

I temi hanno riguardato, soprattutto, l’utilizzo di software e tecnologie (53%), la conoscenza di strumenti e di nuove tendenze in ambito tecnologico (42%), normative (20%). In particolare, per l’uso di software e tecnologie l’attenzione delle PMI si concentra sulle tecnologie più avanzate, come intelligenza artificiale, blockchain, NFT e quantum computing. Scelte più figlie di una percezione mediatica che di una consapevole necessità, visto il basso grado di alfabetizzazione attuale su queste tecnologie. Per il futuro, gli stessi temi calano, rispettivamente, al 45%,39% e 18%. Una decrescita che sottolinea più la difficoltà a programmare il futuro che non la capacità di leggere le tendenze emergenti.

Quanto viene utilizzata la formazione finanziata dalle imprese?

Circa il 25% delle PMI utilizza la formazione finanziata. Sarebbe lecito attendersi percentuali più elevate visti i benefici ottenibili. È evidente che l’attività di divulgazione da parte degli enti e dei soggetti che la veicolano dev’essere potenziata e resa anche più efficace. Gli stessi programmi formativi, probabilmente, dovrebbero essere più aderenti alle necessità, in modo da aumentare la percezione di utilità di questi strumenti agevolativi. A scoraggiare l’uso della formazione finanziata, contribuiscono sia la complessità degli adempimenti sia la quantità dei fondi a disposizione, ritenuti insufficienti rispetto al bisogno.

Quali contenuti formativi vengono maggiormente richiesti dalle PMI?  

I temi più gettonati dalla formazione finanziata riguardano la capacità di relazionarsi e i lavori di gruppo, il time management, le tecnologie digitali e il tris di pensiero critico-decision making-problem solving. Seguono le normative e la gestione d’impresa. Il 90% dei destinatari della formazione finanziata sono impiegati, seguiti dal 57% degli operai. Considerata l’importanza della figura dei quadri, cerniera tra management e operations, solamente il 48% della formazione finanziata è indirizzata a loro. Fanalini di coda i neoassunti (33%) e i dirigenti (24%). Proprio queste tre ultime categorie fanno capire quanto la formazione dovrebbe indirizzarsi verso di loro per contribuire a elaborare nuove visioni da trasmettere alla struttura e a fornire un adeguato imprinting a chi, invece, si avvicina al mondo del lavoro.

Quali ricadute sulle imprese sono state osservate a fronte della partecipazione alle attività formative?

Circa il 60% delle PMI del campione ha rilevato miglioramenti nelle prestazioni dei partecipanti, nella loro motivazione, nelle soft e hard skill. Tuttavia, l’appiattimento su questo valore di tutte le risposte fa sorgere il sospetto che non vi sia vera consapevolezza sugli effettivi impatti generati dai percorsi formativi, come testimonia il fatto che solamente il 50% delle PMI cerca di misurare in modo regolare od occasionale gli effetti della formazione.